- Punto di partenza: Vegni (Carrega Ligure, AL)
- Punto di arrivo: Vegni (Cerraga Ligure, AL)
- Lunghezza: 20,00 km
- Quota minima: 1018 mt
- Quota massima: 1597 mt
- Dislivello a salire: 980 mt
- Dislivello a scendere: 980 mt
- Segnavia sentiero: 242, 243, 245, 200, 240
- Difficoltà: EE
- Note: i numerose smottamenti/frane da superare portano a classificare questo percorso come EE
Descrizione:
Lasciata l’auto nel piccolo abitato di Vegni, seguiamo subito le indicazioni per il 242 attraversando il paese ed imboccando una carrareccia in lieve salita.
Poche centinaia di metri e lasciamo la carrareccia, che svolta bruscamente a sinistra, e proseguiamo diritti in mezzo alla faggeta, raggiungendo in breve la Sella dei Campassi (1,20km dalla partenza), piccola radura panoramica da cui si ammira tutta al vallata dei Campassi e, se non fosse coperta dalle nubi, anche la cima dell’Antola.
Il sentiero incomincia a discendere e nel bosco sottostante e prosegue su continui saliscendi, superando senza problemi alcuni impluvi, secchi ma già interessati da modesti movimenti franosi (un anticipo di quello che ci aspetterà dopo!).
I primi esemplari di castagno, alcuni di essi secolari ed enormi, annunciano l’arrivo al primo “Villaggio di Pietra”, Casoni di Vegni (3,10 km dalla partenza).
Le case in pietra, ormai pericolanti ed in parte già crollate, sono immerse nel bosco ed abbarbicate al ripido pendio quasi a testimoniare la caparbietà che dovevano avere un tempo i suoi abitanti.
Proseguiamo su sali e scendi (ora un po’ più ripidi) tra quello che resta di antichi terrazzamenti e, dopo aver passato una piccola frana, arriviamo al secondo “Villaggio di Pietra”, Ferrazza (4,00km dalla partenza).
Esso sorge in una soleggiata radura ed è raggiungibile da Vegni anche da una carrozzabile che passa più a monte rispetto al nostro sentiero: una posizione sicuramente più favorevole rispetto a Casoni. Non a caso, alcune case sono state recuperate a fine anni ’70 ed utilizzate come abitazioni estive.
Qua incontriamo alcuni ragazzi intendi a fare un po’ di manutenzione. Due chiacchiere e ripartiamo.
Il sentiero ora si fa stretto e l’erba alta nasconde molti cedimenti del terreno sottostante.
In una decina di minuti arriviamo al terzo ed ultimo “Villaggio di Pietra”: Reneuzzi (5,00 km dalla partenza).
Abbandonata nei primi anni ’60, è ormai quasi totalmente in rovina, ad eccezione della Chiesetta di San Benedetto il cui campanile resiste ancora.
Attraversata la borgata, si giunge ad una caratteristica casa dalla sagoma arrotondata posta proprio ad un bivio.
Qua il sentiero 245 piega deciso a destra e scende verso il Rio Campassi per poi risalire a Croso, mentre noi proseguiamo diritti prendendo il 243 che ci porterà alla Sella Banchiera.
Superate le ultime case di Reneuzzi e, con un po’ di “acrobazie”, un primo tratto invaso da vegetazione ed alberi caduti, il sentiero prosegue senza difficoltà fino all’impluvio del Rio Sopei.
Pur con poca acqua, il guado si effettua su una grande lastra di pietra completamente lisca e molto scivolosa. Un grosso tubo di gomma (di recente posa, probabilmente per il trasporto di acqua piovana) funge da “canapone” a cui tenersi.
Superato il Sopei il sentiero si allarga diventando a tratti mulattiera, ma il cammino è reso comunque difficoltoso da una miriade di frane e smottamenti che, a tratti, hanno completamente cancellato il sentiero e ci costringono a procedere lentamente e con molto attenzione.
Non manca anche qualche infortunio, fortunatamente non grave.
Procediamo sempre nel fitto bosco fino a giungere ad un cancello per bestiame (8,00km dalla partenza) superato il quale il sentiero si fa improvvisamente sgombro e ben tenuto…ma incredibilmente fangoso.
Riusciamo comunque a procedere più spediti ed a giungere in breve alla deviazione con 243a (9,40km dalla partenza) che scende a Croso. Il bivio non è ben segnalato e si tende a prendere il 243a senza accorgersene, per cui attenzione.
Noi invece dobbiamo deviare sulla sinistra seguendo il 243 che sale ripido e, dopo poco, devia decisamente a sinistra per uscire dal bosco e raggiungere la tanto sospirata Sella Banchiera (9,80km dalla partenza), crocevia di vari sentieri che portano all’Antola.
Dopo una brevissima sosta all’area attrezzata, prendiamo il 245 che rientra nel bosco e sale alla Sella Est del Monte Antola.
Il fango è nuovamente una costante e ci accompagnerà da qua fino alla fine.
Superato un secondo cancello ed un ultimo smottamento, arriviamo alla Sella Est (11,70km dalla partenza).
Da qua, l’ultimo strappo ci porta alla cima del Monte Antola (12,00km dalla partenza), con la caratteristica croce.
Da qua il panorama spazia dalla Val Trebbia alla Val Borbera. Il Lago del Brugneto è ben visibile e, nel versante opposto, si possono veder spuntare dal bosco Ferrazza e Reneuzzi.
Il meteo si sta guastando in fretta, per cui un panino veloce e ripartiamo.
Ritornati alla Sella Est, seguiamo il 200 e con facili sali e scendi (ma sempre facendo attenzione al fango ed alle pietre umide!) arriviamo al Passo delle Tre Croci (14,50km dalla partenza).
Qua svoltiamo a sinistra prendendo il 240 che scende prima ripidamente nel bosco tra pietre e alberi caduti e poi spiana gradatamente diventando carrareccia nei pressi dell’area di sosta alle pendici del Monte Propriano (16,00km dalla partenza).
Il cielo nel frattempo è sempre più nero e i forti tuoni in lontananza non fanno che preannunciare il forte acquazzone che ci coglierà da li a poco.
La carrareccia in perfette condizioni ci consente comunque di affrettare il passo, fino al bivio in prossimità delle pendici del Monte Carmetto (18,70km dalla partenza) in cui il 240 abbandona la comoda carrozzabile per scendere deciso verso Vegni su un acciottolato reso molto scivoloso dalla copiosa pioggia.
Sono comunque le ultime fatiche: i tetti di Vegni sono vicini e la pioggia cessa.
Non ci resta che ritornare alle auto (20,00km dalla partenza) e scendere a Cabella Ligure per una meritatissima sosta al bar.
Foto
(foto di Carlo Giuseppe Amisano, Giorgio Armano, Mauro Ceolin)
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